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Questa è una malattia che non va più via

20 Ottobre 2008

Si apre la settimana del derby con la prima vera pesante inequivocabile incazzatura da Toro della stagione.

L’unica nota positiva della domenica è stata che non ho ricominciato a fumare: la scimmia è stata calmata con un overdose di caramelle Leone (a proposito, ora che ho scoperto che lo spaccio è aperto di sabato pomeriggio sono tutti cazzi miei…) che sto continuando a pagare…

Mi piacerebbe nutrire qualche speranza pensando che i gol sbagliati contro il Cagliari siano dovuti al fatto che se la sono venduta, come sospetta un amico.

Mi piacerebbe raccontare di una partita straripante e dare ancora una volta la colpa alla sfiga, poi penso che se fosse finita 2 a 0 per loro non ci sarebbe stato niente di strano, considerato l’incrocio che ha timbrato Jeda.

In realtà credo che questa sconfitta, che di per sé è tutto fuorché una tragedia sportiva considerato che arriva alla settima giornata e la via crucis sarà ancora lunghissima, sia l’emblema di quello che siamo diventati e porti con sé tutta la pesantezza di una squadra e di una piazza scoglionate.

Le facce dei giocatori erano le stesse facce della gente che usciva dallo stadio: in silenzio a passo lungo, basta incazzarsi basta metterci la faccia basta basta basta.

L’unico incazzato era Sereni, ma ha pensato bene di esserlo nei confronti di chi l’ha sempre messo su un piedistallo e l’ha sostenuto a prescindere, anche quando è arrivato da signor (quasi) nessuno. Un bel dito medio a tutti i cretini che si rovinano la domenica per colpa (anche) sua e una tirata di orecchie a far fesso un dirigente che gli chiede di fare il terzo tempo: le scuse hanno messo una pezza, vediamo fino a quanto sta su.

Le note positive sono Rubin e Abate che calcano le rispettive fasce con il furore antico di chi deve conquistarsi posto e visibilità e mettono in mezzo una quantità di palloni che solo i nostri due fenomeni là davanti riescono a non buttare dentro.

Questa è andata ma ora tutti, e dico tutti, devono capire che la svolta è a portata di mano in un senso o nell’altro e il derby non è una partita qualsiasi.

Non lo è mai stata e mai lo sarà.Le merde hanno poco da dire che loro odiano l’Inter, che neppure ci vedono ecceteraeccetera ma sono lì, scarsi come noi e a un passo da noi con la differenza che la loro nobiltà non porta più in dote l’anima guerriera che li ha resi forti nel recente passato. Domenica mancheranno l’oriundo e il seredovo, elementi risolutivi e indispensabili per pensare a qualcosa in più di una classifica medio-alta, ma Ranieri si giocherà le ultime chances e non credo farà le solite cazzate, temo che vedremo il nanetto a fianco di Amauri.

Ma chissenefotte….loro, i nostri devono sentire la kombat con cui giocano aderire alla pelle fino a diventarne strato, devono sentire il peso degli eroi che li rende leggeri, devono osare oltre il limite tecnico e umano.

Loro, quelli con la maglia granata addosso devono capire che il derby non è una partita qualsiasi. quelli non ci stanno solo sulle palle. Molto di più.

Loro devono sentirsi Toro. E basta con le scuse.

 

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