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Archivio per Novembre 2008

sangue su sangue

18 Novembre 2008 2 commenti

leggero, precipita piano

sangue

Grazie a chi ci ha creduto e ha lottato per sette cazzo di anni: questa ennesima ingiustizia è anche colpa di quelli come me che non ci credono più e si nascondono dietro mille scuse.

Grazie a chi si sbatte perchè esista ancora un giusto e uno sbagliato, un vero e un falso, una storia senza troppe revisioni che potrà (forse) gridare le sue storture.

AMNISTIA PER LA POLIZIA!

Giovedì 13 novembre 2008 si è concluso l’ultimo dei tre grandi processi di primo grado per gli eventi legati alle proteste contro il G8 del luglio 2001 a Genova.
Il processo a 29 funzionari di polizia per l’irruzione alla scuola Diaz che terminò con 93 persone arrestate illegalmente e 61 di queste ferite gravemente si è concluso con una sentenza esemplare: sedici assoluzioni e tredici condanne.
Il tribunale ha deciso di condannare solo gli operativi e di assolvere a pieno titolo chi ha pianificato un’operazione vendicativa e meschina. Di assolvere le menti che per giustificare una carneficina hanno deciso di piazzare due bombe molotov recuperate nel pomeriggio tra gli oggetti rinvenuti, di mentire circa l’accoltellamento di un agente, di coprirsi l’uno con l’altro raccontando incredibili resistenze da parte degli occupanti della scuola e saccheggiando il media center che vi si trovava di fronte. La ciliegina sulla torta del presidente Barone e delle sue due giudici a latere Maggio e Deloprete: alle vittime di quella notte va qualche spicciolo, tanto perché nessuno si lamenti di essere stato tagliato fuori da una immaginaria torta.

Alla lettura della sentenza nessuno di noi si è meravigliato. Non siamo delusi, non siamo tristi, né pensiamo alcuno dovrebbe esserlo. Siamo solo furiosi.

Non abbiamo mai creduto che la giustizia fosse veramente "uguale per tutti", non abbiamo mai creduto che chi esercita il potere avrebbe ammesso di essere giudicato, di essere messo in discussione.
Ma il dileggio con cui è stata confezionata questa sentenza parla da sé: l’amnistia per la polizia è la seconda parte di quell’operazione vendicativa e meschina che ha portato alla Diaz.
E’ il secondo tempo della vendetta per la frustrazione e il terrore che lo Stato e i suoi apparati hanno provato in quei giorni di rivolta. Non ce l’hanno mai perdonata e non ce la perdoneranno.
La sentenza che chiude questo ciclo di processi di primo grado dovrebbe essere una lezione di storia, e forse grazie ad essa restituiremo la dignità a una vicenda che ne ha avuta molto poca, perché molti oltre a noi si accorgeranno di
qualcosa che è la base di quanto è successo a Genova in quei giorni.
Esiste una posizione per cui parteggiare: quella degli insofferenti, quella dei subalterni, degli sfruttati, dei deboli, di coloro che lottano per un mondo migliore e più equo.
Ed esiste un’altra posizione, quella di chi comanda ed esegue, di chi tortura e vìola, dei forti con i deboli e dei deboli con i forti, quella di chi esercita il potere e lo coltiva.

Nella vita bisogna scegliere. Noi lo abbiamo fatto, oliando meccanismi di memoria che altrimenti avrebbero condannato all’oblìo una pagina nera della storia italiana e internazionale. Noi lo facciamo tutti i giorni. Non abbiamo rimorsi e non abbiamo rimpianti per quanto è avvenuto.
Solo rabbia. E non siamo i soli.
Supportolegale

www.supportolegale.org

 

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Ricordi (parlo di me, ma solo per questa volta)

11 Novembre 2008 15 commenti

Questa vita ti sfugge e tu non la fermerai
se qualcuno sorride, tu non tradirlo mai
La speranza è una musica antica,
Un motivo in più,
Canterai e piangerai insieme a me,
Dimmi lo vuoi tu?
 

 

I gesti di una calciatrice, al pari dei colleghi maschi e forse di tutti gli sportivi sono carichi di quella ritualità assurda che quando vedo dentro una chiesa non manca di suscitarmi una risata.Non c’è altro modo per rassicurarsi che cercare le cose uguali, cadenzate, ripetute.

Stesse parole. Stessi posti sulla panca. Stesso ordine per i piccoli gesti, sempre gli stessi: sistemare i calzettoni, i capelli, la maglia, aspettare il mister e cercare di capire quali parole sceglierà per dare una ragione in più a chi spesso non la sa trovare in autonomia.

 

Quelle ragioni le ho sempre cercate negli occhi delle compagne, nelle loro parole perlopiù gridate, e la concentrazione la trovo puntuale proprio dentro quei nei gesti lenti e ripetuti che sanno di ricordi e di voglia di non mollare neppure questa volta.

L’amore per il campo sa essere più forte di tantissimi acciacchi ma stasera è difficile, cazzo se è difficile, oggi ho addosso una malinconia che mi accompagna come un’ombra dai giorni assurdi di quest’estate. 

La giornata è stata frenetica e non ho avuto modo di staccare i pensieri dalle incombenze, e neppure di riallacciarli agli incubi notturni. Sempre loro. 

Stasera si gioca a Brandizzo, ore 21 solito Palazzetto, che chissà perché finisce per riportarmi al ricordo più stagliato che ho di lei.

E’ che ogni volta che ho tirato un rigore le ho sorriso, da quella volta.

Questo lo scrissi questa estate, quando scrivere era davvero l’unica via di fuga.  

La sensazione che ho avuto a giocare con lei era quella di una sicurezza, lei era una che c’era sempre quando doveva, puntuale nell’intervento sul pallone o sulle caviglie dell’avversaria, ordinata nell’occupare la sua parte di campo. Non penso abbia mai lasciato andare fuori la boccia senza provare a farla sua, o non abbia fatto una corsa col pallone in mano per rimetterlo a centrocampo quando stavamo perdendo. Era grintosa senza essere incazzata, solida e leale con compagne e avversarie: mai una parola fuori posto o un gesto in più. Trovando un parallelo nella mia memoria calcistica non può che venirmi in mente Ferrini, il condottiero di mille battaglie granata; a proposito mi sono sempre chiesta come una come lei potesse non essere del Toro, cazzo ce l’aveva nel dna e invece è sempre stata juventina. Pure abbonata, mica tiepida.Se penso a Tizi la memoria mi riporta a una partita a Brandizzo, e a meno di errori corre l’anno 2003. Fra le avversarie giocano due gemelle che sono  la croce di chi gioca dietro, e peggio ancora di Tizi che aveva proprio un altro passo. Andiamo sotto ma senza sbracare, io Vale e la Mini non riusciamo a fare nulla in più là davanti anche perché patiamo da sempre l’indoor e peggio ancora la temperatura e le distanze del palazzetto.Giriamo a vuoto e siamo sotto di uno, a un certo punto a metà del secondo tempo Tizi parte e piazza uno scatto secco sulla fascia sinistra, arriva in area fermandosi solo quando qualcuno la tira giù; mi pare di non sbagliare a ricordare che abbia preso una facciata secca sul parquet. Lei esce e Vale la segue, che per carità mica si può restare in campo con il sagrin…

A me tocca il rigore.

Lo calcio fuori, secco, sulla destra del portiere. E dire che ne ho segnati tanti, in questi anni.

Torno negli spogliatoi con il solo pensiero di chiederle come sta, insomma io sono fatta così, se una mia compagna si fa male me ne fotto della sconfitta o della vittoria.Lei no, lei mi chiede il risultato.

Poi mi dice a muso duro : “Claudia, secondo te mi spacco la testa per farti tirare il rigore fuori?"

Era fatta così, Tizi.

Una Donna che accompagnava lo spirito guerriero con un sorriso con il quale avrebbe ottenuto qualsiasi cosa pagandola meno del dovuto, ma non ha mai chiesto sconti e mai ne ha fatti.

E ora che avrei solo voglia di riuscire a piangerla, mi viene in mente che non l’ho mai vista piangere.  

………………………………………………………………

Tiro su il telefono.

Mister, se ci danno un rigore stasera posso batterlo io?

 

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