[Pausa Pranzo] monumento agli Invincibili
Io e il mio compagno di merende abbiamo deciso di istituzionalizzare l’appuntamento: una pausa pranzo ogni settimana sarà dedicata a ficcare il becco in un angolo di Torino, connotato più o meno granatamente. Partiamo da una scelta sua e ci dirigiamo verso il Cimitero Monumentale, nel quale sostiene si trovi il Monumento al Grande Torino. I miei dubbi sorgono dal fatto che la settimana precedente abbiamo vagato fra le lapidi senza trovare nulla tuttavia mi fido e ci riprovo, anche perchè lo vedo aggirarsi in ufficio con una cartina degli ampliamenti del cimitero piuttosto dettagliata.
Lo troviamo subito presso la VIII Ampliazione, campi 6/7 e ci si pone davanti un’opera di grande impatto emotivo, nonostante si nutra di un’essenzialità disarmante. La scultura, di dimensioni notevoli, porta con sè un’immagine molto positiva, quasi come se fosse una porta aperta al Ricordo dei Campioni e del periodo postbellico di grandi speranze. La sciarpa e il pallone sono dettagli forti e caratterizzanti.
Per il resto ci capisco poco, quindi posto il commento di Luciano Cappellari, l’artista che l’ha eseguita.
Riempire il vuoto con i ricordi
Il primo momento di un rituale non è la parola o il gesto, ma l’ingresso in un luogo preciso e delimitato, uno spazio intensamente simbolico dove ogni elemento che lo caratterizza coagula il desiderio di sentirsi partecipe in modo concreto e tangibile, rispondendo alle necessità di senso, di interiorità e di comunione fraterna di ogni singolo. Il monumento al Grande Torino, così come l’ho inteso nel mio progetto, poteva e doveva essere una sottile emozione come quella provata in momenti in cui il tempo sembra sospeso, come se galleggiassimo in un presente assoluto. Un luogo disarmante, che ispira un miscuglio di sgomento e serenità, silenzioso. La forma doveva catturare l’immaginario trascinando lo spettatore in un mondo in cui tutto è sussurrato, suggerito con leggerezza, volutamente non assertivo, ma lentamente partecipativo.
La storia di una squadra , la sua fine tragica, è la storia delle cose che non ci sono più, un racconto ricco di lucidità e nostalgia.
Per la tifoseria una squadra di calcio è la trasposizione fisica di un’idea, un trasferimento di fatica, sudore, prestanza fisica, emotività, sofferenza e gioia, il tutto codificato da regole del rito-gioco officiate nello spazio-contenitore dello stadio. L’idea prendeva forma lentamente, in modo sempre più determinato, il monumento doveva essere la rappresentazione di uno STADIO gremito di tifosi, prima di una partita.
La soluzione scelta è stata di strutturare uno spazio racchiuso da piani inclinati che determinassero una delimitazione prospettica, scenograficamente illimitata e di rivestirne le superfici in modo pittorico e sensibile agli effetti della luce e dell’ombra naturale e stagionale. Un monumento singolarmente “ colorato” con una frammentazione e ricomposizione ceramica (a pezzature grandi, medie, piccole dal basso verso l’alto), di colore rosso-granata, a campiture a finitura lucida o opaca (per i setti verticali) e in pietra di Luserna fiammata e marmo Carrara per il piano inclinato del basamento.
All’interno della frammentazione, non in modo immediato, leggibile in sintonia con la valorizzazione degli affetti, dei sensi, degli istinti il “muto” urlo della tifoseria : “TORO”.
Una simulazione di una PORTA in acciaio inox collocata all’interno dello spazio stadio è la presenza di maggiore significato dell’opera , assume nel contesto il concetto di collegare di mettere in relazione lo spazio , rappresenta il passaggio, l’attraversamento, l’incognita, la speranza, il ricordo. La porta congiunge, mette in comunicazione, la porta è confine, è il limite e nello stesso tempo la sua negazione nell’attraversarlo: il passaggio del pallone determina la vittoria o la sconfitta in una partita di calcio. Un PALLONE in bronzo è appoggiato sul proscenio, nell’angolo dell’area piccola , in primo piano (riproduce il pallone in cuoio usato nelle partite dell’epoca ). La SCIARPA in alluminio colorata in rosso-granata annodata alla traversa della porta , piena di vento , l’oggetto posto più in alto , come un saluto con il cielo da fondale, lascia inespressa la risposta alla domanda.
La particolare collocazione del monumento all’interno del Cimitero Monumentale, in un luogo che permette la vista della Basilica di Superga, evoca e completa il messaggio formale e simbolico. Nello stadio gremito di tifosi, inesauribili stimoli acustici, sventolare di bandiere, tutti pronti per il rito: Il VUOTO dell’attesa , il silenzio , il rifiuto della morte nella dolcezza attonita del ricordo.
P.s. interessandomi al monumento agli Invincibili scopro che al monumentale ci sono molte opere interessanti, che ci riproponiamo di valutare per successive PP, magari in mezzo a giornate meno uggiose.
Ho scoperto anche che è vietatissimo fare foto nei cimiteri, vabbeh ci si poteva arrivare….
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quale sorpresa, la sua rubrica è una figata, altrochè 🙂
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Ragassssa del blog, complimenti, questo commento cimiteriale mi è piaciuto particolarmente!
Il Cimitero monumentale nasconde, anzi, NON nasconde affatto pregevoli opere artistiche, soprattutto in stile liberty… e se non si è disturbati dai pregiudizi sul contesto, lo si può esplorare e non mancheranno gli spunti di interesse.
Per i Granata, poi, i siti imperdibili abbondano. Al riguardo ho iniziato un progetto volto al loro censimento.