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[Pausa Pranzo] Una Marlboro di alibi

28 Aprile 2008

“il sole incerto becca di sguincio, in questa domenica d’ aprile,
ogni pietra, ogni portone ed ogni altro ammennicolo urbanistico”

 falkera

Questa volta sceglie lui: la destinazione della PP2 è la zona di Torino chiamata Falchera.

Le mie perplessità sono attenuate dal fatto che il nostro è un duopolio democratico al 100%, ci si fida sperando di tornare sempre indenni e finora ha sempre funzionato alla grande.

Chiaramente mi interrogo sul perché il rapace voglia infilarsi fra le mura di uno dei quartieri di peggior fama della città, uno di quelli che una volta era sinonimo di criminalità, gobbitune e immigrazione meridionale, e ora è più semplicemente considerato un ripiego economico ai quartieri fighetto-residenziali. La spiegazione iniziale consolante è: “quando ero giovane se qualcuno ti dava fastidio e gli dicevi che lo facevi menare da uno della falchera la smetteva subito”. Tacuma bin.

 

Un po’ di storia: la Falchera nasce come l’ennesima bruttura regalata a Torino dalla Fiat: fra il 45 e il 47 lo sviluppo della città viene impostato sul decentramento industriale con l’insediamento di almeno 150.000 abitanti in “unità organiche” da realizzarsi lungo le direttrici della nuova espansione: una a sud-ovest, facente capo allo stabilimento Fiat-Mirafiori, l’altra a nord-est in prossimità della Stura e del comune di Settimo Torinese.

 

Nel dicembre del 1950 il Consiglio di Gestione INA-Casa designava un gruppo di progettisti per la redazione del Piano Urbanistico del complesso residenziale Falchera, con Astengo come capogruppo. L’ubicazione dell’area, esterna alla città, comportava la progettazione di un quartiere autonomo, dotato di tutti i servizi e le attrezzature collettive necessarie alla vita degli abitanti. La progettazione del complesso residenziale fu impostato su di un sistema di quattro nuclei principali posizionati attorno al centro comunitario del complesso. L’attuazione del complesso si concretò inizialmente nella realizzazione dei blocchi residenziali, a essi seguì nel 1959 l’esecuzione del blocco centrale, dei relativi servizi e della scuola elementare. All’inizio degli anni Settanta venne poi costruita Falchera 2, oggi comunemente denominata Falchera Nuova, in prosecuzione, seppur disgiunta, dal primo insediamento.

 

Passeggiando fra muri che trasudano appartenenza alla Falkeraconlakappa, avverto una sensazione di tranquillità inaspettata: le strade sono piuttosto pulite, le case basse non hanno le inferriate alle finestre dei piani bassi e ci sono persone che scopano il giardino davanti casa.

C’è tanto verde, pochissimi negozi e un silenzio che mi tranquillizza, mentre mi sto immaginando fra poco il 4 riporterà a casa tanti ragazzi che mi immagino un po’ truzzi ma sicuramente più veri di quelli che vedo ogni giorno in via Servais o in collina e più cresciuti muoversi squali in quasi ogni  ufficio. Faccio qualche foto. Beviamo un caffè in un bar dove ci serve una signorina che sembra uscita da una fiction degli anni 80.

Mi gira in testa Samantha, nitidamente, penso che se mi fermassi più a lungo su qualche panchina incontrerei qualche andrea e samantha di cui sorridere.

 “E Milano sembra che sia li a abbracciarsi quei due che non sapranno più parlarsi,
solo sfiorarsi in un momento vago e via.
Samantha presto cambierà quartiere per un destino che non sa vedere,
e Andrea diventerà padrone d’ una pizzeria.
Ed io, burattinaio di parole, perchè mi perdo dietro a un primo sole,
perchè mi prende questa assurda nostalgia?”
 

 

Torneremo presto, a vedere i casermoni dall’altro lato del corso.

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