si avvicina il derby
TRATTO DA: Passione al Rovescio, diario di un antijuventino.
I TIFOSI
Tutti noi abbiamo avuto la disgrazia di conoscere un tifoso gobbo., qualcuno ha pure la sfortuna di averne nella parentela.
Ognuno di noi, credo si sia fatto un’opinione sul loro modo di ragionare e capire di calcio e perché no, di interpretare la vita.
Perché, per molti, la vittoria della propria squadra equivale ad una riscossa sociale ad una rivincita sulle ingiustizie perpetrate dal capo ufficio o dalla suocera troppo invadente.
Io, di gobbi ne conosco parecchi, direi troppi e la loro frequentazione mi ha permesso di studiarli, catalogarli e comunque “sportivamente odiarli”.
Ho diviso i tifosi in sole tre categorie: i tiepidi, i classici e i voltagabbana.
La mia è una catalogazione e una lettura psicosociale, senza alcuna pretesa, frutto solo di cinica, spietata osservazione del “nemico”.
I TIEPIDI
I tiepidi sono una categoria di tifosi esclusivamente juventina.
E’ una parte di italiani che poco si interessa di calcio, ciò nonostante dice di essere di fede juventina.
I tifosi tiepidi, sono solo gobbi. Non mi è mai capitato di conoscere tifosi di altre squadre italiane così poco legati alle vicende della propria squadra del cuore.
Ho visto interisti delusi, ma resistenti, milanisti afflitti, ma orgogliosi, romanisti depressi, ma speranzosi, torinisti cupi, ma reattivi, laziali sconvolti, ma vivi e tanti altri.
Comunque, mai tiepidi!
Tipico esempio sono le donne juventine, nella maggior parte dei casi legate più all’aspetto dei vari Pippo e Alex che corrono sul campo che alle vicende della squadra.
Oppure sono le tipiche mogli italiane, spinte a simpatizzare per gli stessi colori del marito.
Oltre alla vasta fila di donne juventine tiepide, sono da ricordare i tifosi uomini tiepidi: gente che dice di tifare, ma in realtà non gliene frega niente che si vinca e che si perda.
La frase che li smaschera è sempre la solita “con chi gioca oggi la giu***tus?”.
Non sanno nulla della loro presunta squadra del cuore, non hanno mai versato una lacrima e nemmeno hanno mai pensato di rattristarsi per una sconfitta dei bianconeri, al massimo gli è uscito un “che peccato”.
Dubito fortemente che conoscano le più elementari regole del gioco e che si giochi undici contro undici.
Vanno allo stadio solo accompagnati, o meglio spinti da amici facinorosi con la scusa “Non ha mai visto giocare la giu***tus a Delle Alpi?”
Quest’ultimi non sanno che per i loro compagni di viaggio, le Alpi sono solo una catena montana e non capiscono il dramma dei tiepidi, convinti, nella maggior parte dei casi, che li si voglia portare al “Delle Alpi” per fare un’escursione tra i ghiacci.
Ci siamo capiti … sono, insomma, della giu***tus perché “bisogna poi tifare per una squadra, no?”, nulla di più.
Un modo tutto italiano di salire sul carro dei vincitori, anche quando non serve a nulla.
Meglio stare con chi vince più spesso, sembrano dirci.
Per capirci, hanno lo stesso atteggiamento verso la giu***tus che abbiamo noi italiani riguardo alla nazionale: ce ne frega poco se si perde e siamo prontissimi a sventolare il tricolore se si vince.
Ecco, così è lo gobbo tiepido, donna o uomo che sia, stesso stile, stessi atteggiamenti.
Se avrete la sfortuna di vedere sfilare cortei bianconeri festanti, in occasione di scudetti o coppe, loro, i tifosi tiepidi, li troverete senz’altro, pronti a sfoggiare la loro sciarpettina nuova e dediti ad imparare cori da stadio mai ascoltati sino ad allora.
Ma se un’agghiacciante sconfitta colpirà la squadra juventina, loro se ne andranno lo stesso in giro per la città a fare le vasche, belli e sorridenti più che mai, con una sola domanda nella testa “con chi gioca la giu***tus oggi?”.
I CLASSICI
Lo gobbo classico è la peggior razza di tifoso che si possa conoscere.
Il “classico” è il vero tifoso, ma ha la grande sfortuna di parteggiare per la squadra sbagliata.
Purtroppo, in Italia di tifosi così ce ne sono tantissimi.
E’ evidente che essendo in molti provengano da ceti diversi, abbiano abitudini e stili di vita dissimili, appartenenze religiose, culturali, anagrafiche (e sessuali) diverse.
Ciò nonostante “sono tutti uguali!”
Hanno tutte le stesse medesime tare, lo stesso modo di vivere il calcio, uguale stile nello sfottere, analogo modo di interpretare la propria fede calcistica, lo stesso attaccamento ai giocatori e pari ignoranza calcistica.
E proprio da questo ultimo argomento voglio partire per esaminarli: “Non capiscono un bel niente di calcio!”
Ho una mia teoria in merito, ritengo infatti, che il tifoso gobbo sia poco propenso a seguire il gioco ed a cogliere le sfumature di un mach in quanto troppo abituato “culturalmente” a vincere.
Mi spiego, io credo che l’abitudine a vincere partire e quindi a superare l’avversario, li abbia spinti a seguire gli incontri con un’attenzione quasi maniacale per il conseguimento della vittoria.
Da che mondo è mondo, nel calcio conta solo il risultato.
Loro nati e cresciuti nella bambagia fatta di scudetti e coppe, non sono avvezzi a seguire le partite con spirito critico e tecnico, troppo presi dalla brama inconscia di risultato positivo.
Un qualsiasi tifoso di un’altra squadra ha passato periodacci nei quali ha assistito a reiterati anni funesti, si perdeva spesso e si era obbligati a rivedere sotto una luce critica ogni incontro.
Se continui a perdere ti poni la questione di dove stia il male, cominci involontariamente a seguire l’evoluzione del gioco, la tecnica dei singoli, le capacità strategiche degli allenatori.
Esamini con attenzione la squadra avversaria per capire dove sia migliore.
Così facendo, si impara a conoscere il football.
Lo gobbo no, non ha questa fortuna, lui è nato e cresciuto vincente … cosa gliene potrà mai importare di capire di calcio, l’importante sarà vedere la rete avversaria gonfiarsi ed esultare per l’ennesimo incompreso successo.
Il fatto triste è che sono convinti di saperne, di spiegare, di farti lezione senza rendersi conto che gli altri se la ridono alle loro spalle.
Un altro aspetto che li accomuna è la “spocchia”.
Si, nel corso di una qualsiasi discussione da bar, li potrete riconoscere senza difficoltà: sono quelli che hanno sempre un sorriso beffardo e uno sguardo da furbi.
Pur non capendo di calcio si cimentano comunque in dissertazioni su tecnica e tattica, sistematicamente messi in difficoltà dai tifosi delle altre squadre; ciò nonostante tengono duro ed esprimono i loro balordi pareri senza vergogna con un atteggiamento di superiorità ingiustificato, o meglio giustificato (secondo loro) dal blasone della loro squadra.
Insomma, il loro ragionamento standard è più o meno il seguente “io parlo di calcio e ho sempre ragione, perché la mia squadra è la più blasonata”.
Un ragionamento decisamente demente, ma assolutamente convinto.
A riprova di questa teoria, il fatto che messi in difficoltà su argomenti calcistici (e non è certo difficile) reagiscono nel solo modo che conoscono: sfoggiano il palmares.
Volete un esempio della loro frase classica? Eccolo: “Voi tifosi dell’inter potrete parlare solo quando avrete vinto quanto noi!”.
Quando non sono impegnati a tenere banco dicendo fesserie se ne stanno ai margini della discussione con quel sorrisetto che sbuca da sotto i baffi.
Sono come i bambini, sono peggio dei bambini. Non stanno alle regole, non sono leali, non accettano lo scontro … vanno in ritirata, o peggio attaccano in modo irregolare (un po’ come il loro idolo Davids).
Hanno sempre quel ghigno, quell’atteggiamento da nobili, quel modo di fare da gran signori del football.
Ti guardano comunque sempre dall’alto in basso, fieri e convinti di essere una casta, una categoria prediletta da dio.
A rendere gli gobbi una razza “unica” è, inoltre, il poco attaccamento ai ricordi ed ai campioni del passato.
Delle vittorie passate non hanno alcun ricordo profondo e viscerale; scudetti e coppe vinte servono solo per riempire la bacheca della società ed aumentare la loro convinzione di essere i più forti.
Ripercorrere il viale della memoria non gli serve per ricordare e riassaporare momenti magici, ma solo per primeggiare su tutti.
Mi spiego: un tifoso del Milan ricorderà sempre con affetto la vittoria dello scudetto della stella pur avendo vissuto altre mille vittorie in questi ultimi anni, un interista terrà sempre gelosamente con se le belle sensazioni vissute con l’Inter dei record, un romanista amerà per sempre “grazie roma” di Venditti che gli ricorda il mitico scudetto di Liedholm, ecc…
Ogni tifoso inoltre lega questi attimi passati a giocatori importanti, anche ora che hanno cinquant’anni, hanno la pancia e pochi capelli; per esempio Pulici del Toro 76, Falcao della Roma 83, Rivera o Baresi per il Milan, Chinaglia per la lazio, Facchetti e Mazzola per l’Inter e tanti altri eroi della domenica.
Lo gobbo no!
Lui mette tutto nel dimenticatoio: le emozioni, le paure, i batticuore, le gioie, i calciatori, gli uomini.
Ci mette un po’ di bianchetto sopra e volta pagina senza troppo pensarci, rimembrando solo il risultato finale se positivo o dimenticandolo completamente se negativo.
I campioni del passato? Per lo gobbo sono inutili, vecchi imbecilli d’un tempo, uomini che hanno avuto la fortuna di indossare la maglia bianconera a cui tutto devono.
Come se indossare quella maglia sia un onore al quale nessuna prodezza sportiva, possa mai equiparasi, come se sia impossibile sdebitarsi per tanto onore.
Non sono grati alle emozioni e ai campioni passati perché è evidente, secondo loro, che la giu***tus deve vincere, vince e vincerà nonostante tutto, senza dire grazie a nessuno, figuriamoci a tardoni con la panza.
E per rimanere in tema calciatori, lo gobbo è insuperabile nel ripudiare e denigrare i campioni della squadra attuale se le cose non vanno bene.
Appena i risultati durante una stagione vanno un po’ maluccio sono subito pronti a “fischiare allo stadio” e sperticarsi in commenti taglienti contro gli attuali giocatori, gli stessi magari che l’anno prima hanno vinto trofei o sono universalmente considerati talenti assoluti.
Ho sentito gobbi lamentarsi di avere in squadra gente come Zidane o Inzaghi, vederli felici per la loro cessione e appena le cose sono andate male, lamentarsi dei loro sostituti e rimpiangerli.
Noi altri che ci tocca sopportare gente come Galante. Gattuso o Gresko non possiamo capire una tanto scellerata filosofia, non comprendiamo quale siano gli arcani meccanismi della mente che spingono il bianconero a ragionare da troglodito calcistico … o forse si: gli gobbi sono trogloditi calcistici.
Hanno anche il dono di sminuire le vittorie altrui esaltando le loro, volete un esempio eclatante?
La finale di coppa intercontinentale a Tokio.
Quando la vince la giu***tus è il trofeo più prestigioso e loro sono “campioni del mondo”, mentre quando ad alzare il la coppa è una qualsiasi altra squadra si tratta di un trofeo vuoto vinto contro avversari mediocri.
Ultimo grande difetto bianconero è senza dubbio l’invidia.
Già, nonostante siano tifosi di una società che ha vinto parecchio, covano in loro questo tarlo, quest’invidia verso gli altrui successi.
Non “odiano” una squadra in particolare, bensì le vittorie di tutti, soprattutto di quelle più blasonate.
A turno hanno invidiato i trionfi di Herrera, i fasti del Liverpool anni 70-80, l’epopea di Gullit e Van Basten, le vittorie del Milan di Capello, il ciclo di vittorie romane, la nuova mitica era del Real Madrid.
Insomma chi vince e vince al posto loro non è accettato, viene sminuito, è al centro di mille sospetti, insomma in poche parole è invidiato.
Lo gobbo non lo sa, non lo capisce, ma l’invidia è un peccato grave e per essa si va all’inferno … dove forse troverà il modo di invidiare “quelli di sopra” del purgatorio e del paradiso.
I VOLTAGABBANA
I voltagabbana sono i decisamente i miei tifosi preferiti: sono quelli che tifano giu***tus, ma appena le cose vanno malino per la vecchia signora, per due o tre a nni a fila, si cercano un’altra squadra da tifare.
Niente male!
Sono sempre attenti, pronti a saltare dove c’è una realtà migliore, fregandosene bellamente della passione.
Anche in questo caso, gli gobbi sono unici, strepitosi nella loro mediocrità.
Datemi del fissato, ma io credo che il tifo sia a suo modo una fede laica, probabilmente una fede stupida ed eccessiva: attaccamento ai valori, speranza, sofferenza, amore per i propri idoli e assoluta esclusività di “culto”.
Un tifoso standard nel corso della vita non muterà mai fede sportiva: un ferrarista lo sarà per sempre, lo stesso si dica per un tifoso di calcio o di altri tredicimila atri sport, squadre, atleti.
Sarà molto più probabile che cambierà sedici mogli, miliardi di volte idea, cinquanta volte partito, decine di volte casa, ma mai lo vedrete sventolare altre bandiere che non siano della sua meravigliosa e unica squadra del cuore.
Lo gobbo voltagabbana invece di fronte alla sofferenza di alcuni campionati persi decide solitamente di cambiare la sua preferenza.
Conosco molti di questi tipacci, sono fioriti come rose a maggio in un periodo ben preciso: il decennio di “non vittorie”, 1989 – ……
In questi anni i nostri funambolici ultrà di cartapesta, hanno assunto nuove sembianze, come i bruchi e le farfalle.
Ecco che dopo breve incubazione i nostri bruchi a strisce bianconere si sono magicamente trasformati in irriconoscibili crisalidi dai colori gialloblu (Parma), blucerchiati (Samp), rossonere (Milan, dirigono telegiornali) ed altre infinite tonalità.
Altri tifosi voltagabbana hanno invece cambiato la loro fede sportiva adducendo sentimentalismi legati alle proprie origini, decidendo di avvicinarsi a squadre della loro provincia, fino ad allora nemmeno considerate.
Ecco dunque che sono aumentati i tifosi nelle curve di Brescia, Atalanta, Verona, Foggia, Cagliari ecc.
Una sorta di riscoperta “voltagabban-federalista” delle proprie origini.
Negli ultimi anni tutti loro sono rimasti, però, un po’ spiazzati, la giu***tus di Lippi ha ripreso a vincere e loro hanno fatto un po’ fatica ha ricambiare nuovamente bandiera.
Alcuni, però, i più temerari, ce l’hanno fatta ed ora si apprestano a vivere nuove gioie bianconere prima della prossima, inevitabile metamorfosi.
nn funziona