gusti e disgusti

20 Maggio 2008 2 commenti

salvezza

GUSTI

Anche quest’anno è finito il campionato, e ci si butta alle spalle l’ennesima stagione contradditoria, infarcita di domeniche di scazzo, dichiarazioni di intenti perentorie che durano 5 minuti (adesso-esco-e-brucio-l’abbonamento) e professioni vere d’amore calcistico.

Tanto il prossimo anno siamo tutti di nuovo lì, che il berluschino metta o no mano al portafoglio, e sicuramente fra un paio di domeniche inizieranno le crisi di astinenenza.

Mi piace pensare che quest’anno i giochi siano stati piuttosto leali: gli arbitri erano incapaci per tutti e anche la neopromossa non ha ladrato come da copione.  Poi,  niente di più vero di ciò che disse Velasco dopo aver rubato un mondiale per una palla stra-fuori: alla fine chi vince festeggia e chi perde spiega.

Insomma è vero che c’è sempre da parlare con la boccia ferma, però non capisco come facciano i romanisti a parlare di scudetto immeritato per una squadra che è stata in testa dalla prima all’ultima giornata.

Mi è piaciuto il gioco dei fratelli genoani almeno finchè non hanno iniziato a perdere sistematicamente contro ogni nostra concorrente diretta dopo averci preso a pallonate e mi piace un casino la Viola in CL, anche e soprattutto alla luce della partita vera vista domenica.

Che gli strisciati a libro paga del nano non abbiano niente da recriminare che non sia la loro spocchia e l’incapacità di valutare una rosa che non è più all’altezza dei risultati raggiunti nell’ultimo decennio.

Tornando in ambito di Toritudine, spero che quest’anno non si smantelli ma si riparta dalle cose buone viste a sprazzi: un immenso Sereni, un gran bel Di Loreto (mi rimangio tutti gli insulti dello scorso anno, uno a uno), i polmoni e non solo di Grella e Zanetti, e il talento di Rosina, che mi lascia sempre un po’ perplessa ma resta un elemento imprescindibile.

Poi via i mezzi uomini, i giocatori bolliti e quelli che non dicono la formazione del Grande Torino come preghiera della sera. 

DISGUSTI

Buongiorno Italia.

Le prime pagine dei giornali sembrano un film dell’orrore, ma di sicuro saremo contenti di leggerle con una cintura fashion in più e la tassa sulla prima casa in meno (che era già stata calmierata, come è evidente da ciò che ci siamo trovati nella buca delle lettere in questi giorni). 

Il ministro delle Pari Opportunità Carfagna sostiene che i gay non siano discriminati: probabilmente nell’immaginario della signora la discriminazione si identifica solo e solamente con il ghetto e le persecuzioni manifeste (che tuttavia, come ha denunciato presidente dell’Arci gay Aurelio Mancuso, non sono affatto mancate) e non con la negazione di diritti fondamentali.

Ho il timore fortissimo che atteggiamenti del genere non facciano altro che fomentare razzismo e violenza latenti nei confronti di tutte le minoranze.

Per fortuna che torna di moda a Cannes, e non solo, lo sbaciucchiamento lesbo chic fra star, che bello che bello non vedevo l’ora!!!Con tutto il rispetto per la Bellucci, era molto più cool la mia cara amica lingua pazza in giro per i locali prima di fidanzarsi…ma vuoi mettere che impresa da audace è trovare qualcuno di limonabile in giro per i locali gay?

Nebbia alta in Carfagnana.

Di grande attualità Maroni con il suo pacchetto sicurezza: “l’obiettivo del governo è dare risposta all’ansia di sicurezza che ha preso ormai i cittadini. Sono misure anche forti, ma stabiliscono per tutti un principio di legalità”. Giuro che non sono mai stata in ansia per la sicurezza (la mia, naturalmente) e che vorrei vedere leggi rispettate e pene certe come è giusto che sia, ma ho come il sospetto che verranno colpiti stranieri e ladri di galline. Il blitz contro i Rom è stato un atto dimostrativo forte per tempistiche e modalità.

Non so, ma questi soggetti al governo hanno quel nonsochè fascistello che salta agli occhi senza neppure bisogno di approfondire troppo. 

Intanto riprendono piede le solite polemiche sull’informazione e il cda della Rai come se non ci fosse stato il tempo per fare una legge sul Conflitto di interessi e non si sapesse che la tv di stato è da sempre cavallo da traino del governo in carica. 

Per chiudere, è di oggi la notizia che il fatturato industria è crollato a marzo come non succedeva dal 2004 (-4,3%): poca fiducia oppure porta davvero sfiga?

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4 maggio 1949, alle 17:05

5 Maggio 2008 Commenti chiusi

 

solilfatolivinse

 

Allora che si fa oggi? Se non si vince si scende, un’altra volta.

Cazzo me ne frega, dopo la prima retrocessione ci si fa il callo, poi scusa guarda che giorno è oggi.  

 

 

Me Grand Turin
Russ cume ‘l sang
fort cume ‘l Barbera
veuj ricurdete adess, me grand Turin.
En cui ani ‘d sagrin
unica e sula la tua blessa jera.
Vnisìu dal gnente, da guera e da fam,
carri bestiame, tessere, galera,
fratej mort en Russia e partigian,
famìe spiantià, sperduva ogni bandiera.
A jeru pover, livid, sbaruvà,
gnanca ‘n sold ‘n sla pel e per ruschè
at duvavi suriè, brighè, preghè,
fina a l’ultima gusa del to fià.
Fumè a vurià dì na cica ‘n quat,
per divertise a duvìu rii ‘d poc,
per mangè a mangiavu fina i gat,
geru gnun: i furb cume i fabioc.
Ma ‘n fiur l’aviu e t’jeri ti, Turin,
taja ‘n tl’asel jera la tua bravura,
giuventù nosta, che tuti i sagrin
purtavi via cunt tua facia dura.
Tua facia d’uveriè, me Valentin!,
me Castian, Riga, Loik e cul pistin
‘d Gabett, ca fasia vni tuti fol
cunt vint dribbling e poi jera già gol.
Filadelfia! Ma chi sarà ‘l vilan
a ciamelu ‘n camp? Jera ne cuna
‘d speranse, ‘d vita, ‘d rinasensa,
jera sugnè, criè, jera la luna,
jera la strà dla nostra chersensa.
T’las vinciù ‘l Mund.
a vintani t’ses mort.
Me Turin grand
me Turin fort.  

 

 

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Fila, ancora

30 Aprile 2008 Commenti chiusi

dovetecapire

Si avvicina il 4 maggio.

"Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede.

E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta"

I.Montanelli

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[Pausa Pranzo] Una Marlboro di alibi

28 Aprile 2008 Commenti chiusi

“il sole incerto becca di sguincio, in questa domenica d’ aprile,
ogni pietra, ogni portone ed ogni altro ammennicolo urbanistico”

 falkera

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[Pausa Pranzo] monumento agli Invincibili

23 Aprile 2008 5 commenti

Io e il mio compagno di merende abbiamo deciso di istituzionalizzare l’appuntamento: una pausa pranzo ogni settimana sarà dedicata a ficcare il becco in un angolo di Torino, connotato più o meno granatamente. Partiamo da una scelta sua e ci dirigiamo verso il Cimitero Monumentale, nel quale sostiene si trovi il Monumento al Grande Torino. I miei dubbi sorgono dal fatto che la settimana precedente abbiamo vagato fra le lapidi senza trovare nulla tuttavia mi fido e ci riprovo, anche perchè lo vedo aggirarsi in ufficio con una cartina degli ampliamenti del cimitero piuttosto dettagliata.

Lo troviamo subito presso la VIII Ampliazione, campi 6/7 e ci si pone davanti un’opera di grande impatto emotivo, nonostante si nutra di un’essenzialità disarmante. La scultura, di dimensioni notevoli, porta con sè un’immagine molto positiva, quasi come se fosse una porta aperta al Ricordo dei Campioni e del periodo postbellico di grandi speranze. La sciarpa e il pallone sono dettagli forti e caratterizzanti.

Per il resto ci capisco poco, quindi posto il commento di Luciano Cappellari, l’artista che l’ha eseguita.

Riempire il vuoto con i ricordi
Il primo momento di un rituale non è la parola o il gesto, ma l’ingresso in un luogo preciso e delimitato, uno spazio intensamente simbolico dove ogni elemento che lo caratterizza coagula il desiderio di sentirsi partecipe in modo concreto e tangibile, rispondendo alle necessità di senso, di interiorità e di comunione fraterna di ogni singolo. Il monumento al Grande Torino, così come l’ho inteso nel mio progetto, poteva e doveva essere una sottile emozione come quella provata in momenti in cui il tempo sembra sospeso, come se galleggiassimo in un presente assoluto. Un luogo disarmante, che ispira un miscuglio di sgomento e serenità, silenzioso. La forma doveva catturare l’immaginario trascinando lo spettatore in un mondo in cui tutto è sussurrato, suggerito con leggerezza, volutamente non assertivo, ma lentamente partecipativo.
La storia di una squadra , la sua fine tragica, è la storia delle cose che non ci sono più, un racconto ricco di lucidità e nostalgia.
Per la tifoseria una squadra di calcio è la trasposizione fisica di un’idea, un trasferimento di fatica, sudore, prestanza fisica, emotività, sofferenza e gioia, il tutto codificato da regole del rito-gioco officiate nello spazio-contenitore dello stadio. L’idea prendeva forma lentamente, in modo sempre più determinato, il monumento doveva essere la rappresentazione di uno STADIO gremito di tifosi, prima di una partita.
La soluzione scelta è stata di strutturare uno spazio racchiuso da piani inclinati che determinassero una delimitazione prospettica, scenograficamente illimitata e di rivestirne le superfici in modo pittorico e sensibile agli effetti della luce e dell’ombra naturale e stagionale. Un monumento singolarmente “ colorato” con una frammentazione e ricomposizione ceramica (a pezzature grandi, medie, piccole dal basso verso l’alto), di colore rosso-granata, a campiture a finitura lucida o opaca (per i setti verticali) e in pietra di Luserna fiammata e marmo Carrara per il piano inclinato del basamento.
All’interno della frammentazione, non in modo immediato, leggibile in sintonia con la valorizzazione degli affetti, dei sensi, degli istinti il “muto” urlo della tifoseria : “TORO”.
Una simulazione di una PORTA in acciaio inox collocata all’interno dello spazio stadio è la presenza di maggiore significato dell’opera , assume nel contesto il concetto di collegare di mettere in relazione lo spazio , rappresenta il passaggio, l’attraversamento, l’incognita, la speranza, il ricordo. La porta congiunge, mette in comunicazione, la porta è confine, è il limite e nello stesso tempo la sua negazione nell’attraversarlo: il passaggio del pallone determina la vittoria o la sconfitta in una partita di calcio. Un PALLONE in bronzo è appoggiato sul proscenio, nell’angolo dell’area piccola , in primo piano (riproduce il pallone in cuoio usato nelle partite dell’epoca ). La SCIARPA in alluminio colorata in rosso-granata annodata alla traversa della porta , piena di vento , l’oggetto posto più in alto , come un saluto con il cielo da fondale, lascia inespressa la risposta alla domanda.
La particolare collocazione del monumento all’interno del Cimitero Monumentale, in un luogo che permette la vista della Basilica di Superga, evoca e completa il messaggio formale e simbolico. Nello stadio gremito di tifosi, inesauribili stimoli acustici, sventolare di bandiere, tutti pronti per il rito: Il VUOTO dell’attesa , il silenzio , il rifiuto della morte nella dolcezza attonita del ricordo.

P.s. interessandomi al monumento agli Invincibili scopro che al monumentale ci sono molte opere interessanti, che ci riproponiamo di valutare per successive PP, magari in mezzo a giornate meno uggiose.

Ho scoperto anche che è vietatissimo fare foto nei cimiteri, vabbeh ci si poteva arrivare….

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