camola, tarlo, ennesimo ritorno
Noi granata siamo nostalgici nel dna e non possiamo che accettare con gioia l’ennesimo ritorno di un uomo di livello e professionalità assoluti, sperando che riesca a raccontarci, per la seconda volta, una bella favola. Giancarlo Camolese da San Mauro, gentleman in campo e fuori.
L’uomo che non ha mai parlato male dello stronzo che licenziò lui e tentò di far morire il Toro, l’uomo che non esultò quando si prese la meritata rivincita sportiva con il suo Livorno proprio su quel campo.
Il mister è quello del 3-5-2, quindi la speranza è quella che rivitalizzi la vis di un centrocampo nel quale vedo da sempre il vero problema del Toro dell’era Cairo. Un centrocampo succube dell’eterno dilemma del ruolo di un pupillo che non vuole sacrificarsi, scarno di fosforo e orfano di polmoni allenati, considerati i cali vistosi nei secondi tempi (bella cazzata fare a meno sia di Grella che di Bottone).
A Coverciano dicevano che Camola fosse il migliore e il più preparato della sua leva; la carriera finora non è stata pari alle aspettative, qualcuno dice sia troppo signore e silenzioso per quello skyfo di mondo. Io, da tifosa stanca, spero solo di vederlo ancora festeggiare con noi, che sia la salvezza o un buon campionato il prossimo anno.
Resta un tarlo: non è che un presidente un po’ troppo furbo sta cercando di calmare la piazza in fermento per una retrocessione che pare sempre più vicina? Mi sembra un po’ una mossa alla Gasbarroni in piena bufera-Ciuccariello e mi puzza di paraculaggine.
Il tempo saprà parlare meglio di Cairo, la sensazione è piuttosto amara.
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