Archivio

Archivio per Settembre 2008

DiDoRe

17 Settembre 2008 Commenti chiusi

Fa notizia la svolta liberal in tema di diritti estesi del Pdl: Brunetta aumenta la sua visibilità nella scena politica italiana proponendo i DiDoRe.

Insomma un vero figo, prima ci delizia con le minacce agli statali fancazzisti licenziandone addirittura uno, e ora apre alle unioni civili.

Senza parlare del fatto che trattasi di uomo assolutamente trasversale e in linea con la classe politica attuale, avendo lavorato con Craxi, Amato e Ciampi, Brunetta risulta anche legittimato dalla presunta aura di sapienza fornita dall’essere stato docente universitario oltrechè oggetto di minacce da parte delle BR. 

Ora, non basta che i primi due partiti italiani siano l’acronimo della bestemmia più inflazionata? 

Dopo i Pacs e i Dico, sentivamo giusto bisogno di questi DiDoRe, un acronimo degno della canzoncina di Platinette al mattino, il mangiante doremidoremidoremi.Da cantare firuli firula tutti contenti. 

Cerco di capire cosa significa la sigletta e scopro che trattasi di DIritti e DOveri di REciprocita’ .

Brunetta asserisce: "Tutte le risorse devono andare alla famiglia, come previsto dalla Costituzione. Gli altri legami, eterosessuali o omosessuali che siano – perche’ lo Stato non deve andare in camera da letto – sono deboli anche se meritevoli. Ma se c’è convivenza – sottolinea – questa va tutelata con un insieme di diritti individuali, partendo da quelli già esistenti, senza oneri per lo Stato né per la finanza pubblica". Per esempio, spiega Brunetta, "sono contrario alla pensione di  riversibilita’ per chi non e’ sposato, gia’ oggi troppo generosa".

Brunetta sottolinea inoltre: sono "contrario al matrimonio tra omosessuali".

Posto il fatto che considerati i casini che vedo ogni giorno intorno al mio mondo di trentacinquenni in perenne crisi, tutto vorrei fuorché sposarmi. Mi chiedo quali sarebbero i diritti individuali che il genio e il suo degno compare Rotondi intendono tutelare???

Niente reversibilità, niente matrimonio, niente successione…cosa resta…ah ecco, forse potremmo andare a trovare il compagn* di una vita in ospedale, previa autorizzazione scritta e vidimata dal messo comunale CertificaFroci, oppure addirittura scegliere il colore dei fiori da mettere sulla bara, oppure, e qua si sogna, avere la doppia paternità/maternità dell’animale domestico???

DitemiDovedevoandareperRespirare.  

p.s. dopo ieri mi sento orfana di Vladimir Luxuria, pensarla all’isola mi fa sentire più sola.

Categorie:in-kazzo Tag:

(cose che) capitano?

15 Settembre 2008 Commenti chiusi

E poi il capitano se vuole si leva l’ancora dai pantaloni
e la getta nelle onde
e chiama forte quando vuole qualcosa, qualcuno
c’è sempre uno che gli risponde

Prosegui la lettura…

Categorie:football club Tag:

nun ve reggae più

11 Settembre 2008 1 commento

Tolleranza:

1 la capacità fisica o spirituale di sopportare: avere tolleranza per il freddo, per il caldo; la tolleranza dell’organismo a un medicinale; ogni tolleranza ha un limite

2 il permettere o l’accettare idee e atteggiamenti diversi dai propri; il dimostrare comprensione o indulgenza per gli errori e i difetti altrui: avere spirito di tolleranza; mostrare tolleranza per le opinioni altrui; giudicare con tolleranza; tolleranza politica; tolleranza religiosa, il principio della libertà religiosa, della coesistenza nell’ambito di una stessa società di più confessioni religiose ‘ editto di tolleranza;

3 lo scarto, la differenza ammessa rispetto a certi valori prestabiliti di quantità, di grandezza;

4 tempo concesso oltre l’ora o la data fissata per l’inizio di qualcosa;

Tolleranza? Mi sembra proprio il minimo in una società che si autodefinisce evoluta.

E tuttavia la definizione mi va stretta, soprattutto parlando dell’appartenenza a una minoranza sessuale, seppure dentro un contesto fortemente sessista come è ancora quello italiano. Io tollero tutti giorni ignoranza e battute del cazzo, questa è tolleranza, non il contrario.E mi rendo conto di sentirmi sempre più intollerante.

Se qualche tempo fa la domanda da porre era: cosa può pregiudicare l’estensione dei diritti per soggetti che ne godono per motivi cosiddetti naturali?ora la domanda è: ma quale mente malata può perdere tempo a scrivere sui muri scritte contro i gay accompagnate da simboli nazifascisti?

Ora l’ignoranza e la violenza, verbale e non, viene legittimata da una classe politica la cui spocchia sconfina, impunita, in ogni campo fino alla glorificazione della Repubblica di Salò. Deliri.

A me Zapatero sembra una persona normale con valori normali che fa cose normali, ecco tutto. Gli alieni sono i miei vicini di scrivania, quelli che incrocio per le strade della mia città, quelli che oggi si sentono tristi per i fratelli uiessei, quelli che non si stanno incazzando.

Non li sopporto proprio più, non ne ho più voglia, vaffanculoeporcodio (perdonate lo sfogo ogni tanto ci vuole, come contro i gobbi).Di seguito un articolo interessante da Repubblica di oggi.

Così si vive oggi a Gay Street

di SEBASTIANO MESSINA 

ROMA – Fuori, il menu turistico promette "pasta+soda+coffee+ice cream" al prezzo stracciato di 11 euro. Dentro, tra le pareti color salmone affumicato, c’è una fila di sgabelli rossi. Affumicati pure quelli, perché una notte di febbraio qualcuno ha gettato nella buca della posta una rivista imbevuta di benzina, facendo scoppiare il vetro della porta e riempiendo di fumo nero tutto il pub. Non siamo in un ristorante qualsiasi, siamo al "Coming Out", il primo locale dichiaratamente gay di Roma.

È da qui, da questa porta ancora affumicata, che lunedì notte sono usciti Cristian e Federico, i due ragazzi di 29 anni che erano venuti a Roma per una serata romantica e si sono ritrovati sotto una pioggia di pietre, insulti e bottiglie solo perché avevano osato camminare in via dei Fori Imperiali tenendosi per mano. Ed è qui, in questi cento passi di via San Giovanni in Laterano, che bisogna venire per capire se e come sta cambiando la vita degli omosessuali, nella città che due anni fa ebbe il coraggio di ribattezzare questa strada "Gay Street", con una festa pubblica animata da Alessandro Cecchi Paone. Intendiamoci, nulla a che vedere con la Christopher Street di New York: questa non è una strada abitata da gay, e non c’è neppure l’ombra di un sexy shop. Di giorno, è affollata di turisti americani, giapponesi e spagnoli che vanno al Colosseo, tra i quali si mescolano le suore che vengono dalla basilica di San Clemente e gli ufficiali medici dell’ospedale militare del Celio. Di sera, però, la scena cambia, e questo diventa il punto di ritrovo della comunità gay della capitale: sabato scorso, qualcuno ha calcolato che ce ne fossero almeno tremila.

Sì, qualcosa è cambiato" ammette Flavia, 37 anni, una delle due socie che gestiscono il "Coming Out". Alle sue spalle, dietro le bottiglie di whisky e di gin, c’è un finto cartello stradale, come quelli piazzati in prossimità delle scuole: solo che invece di un adulto che tiene per mano un bambino, qui ci sono due adulti che si tengono per mano. E’ stato messo lì con ironia goliardica, ma oggi sembra segnalare un pericolo vero, per i gay. "Il pericolo che si torni indietro. Qui a Roma si era aperto uno spiraglio, con il Gay Pride del 2000. Oggi abbiamo la netta sensazione che quello spiraglio si stia richiudendo".

Flavia non parla per sentito dire. A luglio, una cameriera del suo pub stava tornando a casa, al Tuscolano, dopo aver chiuso il locale. Quando è scesa dall’autobus è stata inseguita da un gruppo di ragazzi che, vedendole addosso la maglietta del "Coming Out", hanno cominciato a prenderla a calci. "Frocio di merda!" le gridavano. "Ma io sono una donna!" ha urlato lei. Non è bastato: hanno continuato. "Oggi i nostri camerieri si cambiano la maglietta, prima di uscire" precisa Flavia, con un sorriso amaro.

"Prima eravamo più spensierati" commenta Annalisa, 32 anni, la sua socia. "Oggi dobbiamo stare più attenti. Camminare per strada mano nella mano è un lusso che non sempre possiamo permetterci. Tu passi e senti alle tue spalle qualcuno che mormora: ecco due lesbiche, chissà chi è l’uomo… Prima magari lo pensavano, ma si trattenevano. Oggi si sentono liberi di dirlo ad alta voce".

Piccole cose, che però pesano come pietre nella vita quotidiana di chi deve difendere giorno dopo giorno il diritto alla sua omosessualità. La cronistoria del 2008 somiglia a un bollettino di guerra. A febbraio, dopo l’incendio al "Coming Out", il tassista che si rifiuta di far salire due ragazzi "perché sul mio taxi non voglio froci". Ad aprile, l’assalto neofascista al circolo "Mario Mieli". A maggio il conduttore di Radio Deegay aggredito sotto casa. A giugno le incursioni neonaziste al Gay Pride. A luglio le botte alla cameriera lesbica. Ad agosto le scritte sulle panchine della gelateria "Icecreambears": "Gay ai forni". Poi, lunedì notte, è toccato a Cristian e Federico.

"La stessa sera – racconta Alessandro, 46 anni, biologo e responsabile della Help Line dell’Arcigay – un ragazzo che usciva dalla Gay Street è stato insultato da tre uomini su una macchina. Ma stavolta è successa una cosa insolita. La gente che stava davanti ai locali s’è messa davanti alla macchina e ha chiesto conto degli insulti. Allora quelli, sentendosi circondati, hanno fatto una precipitosa marcia indietro: ma no, hanno detto, dicevamo per scherzo, noi siamo amici dei gay. E sono andati via con la coda tra le gambe".

Qui a Gay Street l’unione fa la forza, certo. Ma questa piccolissima isola che gli omosessuali sono riusciti a conquistare nel cuore antico di Roma è anche un bersaglio facile per chi vuole prenderli di mira. "All’inizio di giugno – ricorda Marco, 32 anni, giornalista free lance – ogni notte alle 2 passavano, puntuali, quattro ragazzotti in macchina che ci gridavano col megafono, da lontano: "A branco de froci, annatevene a casa!". Ormai ci eravamo abituati: poi hanno smesso". Potevano farlo liberamente perché qui non si vede più un poliziotto, un carabiniere o un vigile, accusa Francesco, che ha 65 anni ed è uno dei proprietari del "My Bar". "Fino all’estate scorsa questa strada era pedonalizzata, il fine settimana, e ogni sera venivano i vigili. Da quest’anno, non più. Così quando capita qualcosa, prima che arrivi una volante passa un quarto d’ora. Capirai".

Ma davvero è diventato più difficile, vivere da gay a Roma? "Se io dicessi che da un giorno all’altro è cambiata la mentalità dei romani direi una stupidaggine – risponde Fabrizio Marrazzo, 31 anni, ingegnere e presidente romano dell’Arcigay – ma certo qualcosa è successo. Se prima la gente si frenava, oggi non lo fa più. E molti danno voce al sessismo che portano dentro: ritenendo che insultarci sia un loro diritto naturale, o anche semplicemente riprendendo le distanze. L’altro giorno al nostro centralino ha chiamato un impiegato ministeriale. Uno che la sua omosessualità non l’ha mai sbandierata, ma nemmeno nascosta. Ci raccontava che un suo collega l’aveva gelato, quella mattina, dicendogli: io con te voglio avere solo rapporti di lavoro, dammi la pratica e vattene".

È qualcosa di più di una sensazione. È una paura: la paura di un ritorno al passato. Una paura che si trasforma in autocensura, come è successo persino nel giorno del Gay Pride. "Ricordo che nel 2000, finito il corteo tutti portarono le bandiere gay per le strade di Roma – ricorda Flavia – come per diffondere il più possibile la felicità di quella marcia. Quest’anno ho visto molti che staccavano le bandiere dalle aste e le mettevano frettolosamente nella borsa, per non essere presi di mira una volta rimasti soli".

Il clima, insomma, è un altro. Daniele, che ha 21 anni e dunque ha cominciato da poco a percorrere la sua strada in salita, spiega che il cambiamento lo ha avvertito soprattutto dentro di sé. "Prima, quando c’era la giunta Veltroni, tu sentivi che gay e lesbiche godevano di una protezione, diciamo così, un po’ speciale. Oggi questa protezione non la senti più, quando leggi che per il ministro Carfagna in Italia non esistono discriminazioni sessuali". Lui, ovviamente, non la pensa così. "Lunedì sera passavo per piazza Venezia con degli amici. Ho visto un uomo molto tamarro, e ho detto ai miei amici: che bel ragazzo! Quello mi ha sentito e si è fermato. Poi, puntandomi il dito: "Se ripassi di qui ti rompo il…". Mi sbaglierò, ma un anno fa non sarebbe successo". Chissà.

(11 settembre 2008)

Categorie:in-kazzo Tag:

MUSEO DEL GRANDE TORINO E DELLA LEGGENDA GRANATA

9 Settembre 2008 Commenti chiusi

http://www.amsg.it/museo.htm

Programma Mostre a Tema 2008-2009  

13 settembre – 12 ottobre 2008     “Il Torino nelle Cartoline”

Mostra Filatelica in collaborazione con Il Gruppo filatelico Madonna di Campagna di TorinoInaugurazione Sabato 13 settembre ore 16,00 

18 ottobre – 14 dicembre 2008    “Va, calciator!”

Omaggio al Fila e al Torino Campione d’Italia 1927-28. Promozione del DVD Memoria Storica Granata con filmato inedito di Casale-Torino del 1929  

21 dicembre 2008 – 25 gennaio 2009   “Vittorio Pozzo, una vita per il calcio”

21 dicembre, 40° anniversario della morte  

31 gennaio – 8 marzo 2009   “Franco Ossola, la prima pietra”

Omaggio a Franco Ossola, il primo tassello del Grande Torino. Ricorrenza: 4 febbraio 1940, prima partita di Ossola – a Novara – con la maglia del Torino  

14 marzo – 26 aprile 2009   “Cuore Granata in un cielo Azzurro”

Storia della Nazionale Italiana di calcio. Opere su carta di Giampaolo Muliari e documenti storici in collaborazione con Fabrizio Melegari, Direttore Almanacco Panini.  

2 maggio – 28 giugno 2009   “G.212 – Ultimo volo”

4 maggio 1949, ultimo viaggio del Grande Torino. In mostra gli atti del processo per la tragedia di Superga in collaborazione con l’Archivio Storico Granata di Mirko Ballotta – Modena  

4 luglio – 27 settembre 2009   “Il Torino oltre Oceano”

A ricordo della spedizione in Sudamerica nel 95° anniversario – 22 luglio 1914

 

Categorie:football club Tag: