granata

Si potrebbe scrivere per ore su Toro-Roma di ieri; una partita gagliarda di antico sentore come non ne vedevo da tempo. Sudore, tacchetti, palo, traversa, espulsioni e sgroppate sulle fasce, ma mai un millimetro concesso all’avversario…e poi quell’assalto all’arma bianca quasi disperato ma mai patetico (che dire di Cassano?) nè sgarbato.

Loro sono una bella squadra, noi potremmo diventarlo, per esempio iniziando a liberarci dal fottuto complesso della vittima di destini beffardi. E segnando. Cazzo si, facendo gol: non essendo fantacalcio per vincere non basta giocare in casa e fare assist e possesso palla.

D’altra parte, come si diceva, è difficile buttarla dentro proponendo come centravanti i seppur volonterosi Ventola e Bjelanovic, onesti mestieranti in un ruolo che non richiede mediocrità per definizione. Io ci spero, nel ritorno di un buonCristiano.

La partita di ieri sarà ricordata da molti come il match che ha ospitato quello che Cucchi ha definito come  il "Il gol più clamoroso mangiato nella storia del calcio". Mi permetto di dissentire: altri gol sono stati letteralmente divorati, mentre quell’episodio rimarrà nella mia mente come il gol più clamorosamente cercato nella storia del calcio. DDM e Rosinaldo erano sotto la Primavera, si stavano avvicinando veloci e voraci, alla fine si sono ostacolati perchè il sangue correva troppo veloce e ha impedito alla visione periferica di fare il suo dovere.

Quella foga, negli occhi di due ragazzi dai piedi educatissimi, è il mio Toro. E pazienza se è finita zero a zero.

Sono uscita dall’Olimpico (che per me resta sempre e comunque il Comunale) felice e riconciliata per un giorno con il calcio skyfoso, consapevole del fatto che vedrò la testa abbassata solo per caricare.

 P.s. incredibili corsi e ricorsi.

Toro Roma mi rimanda lacrime di sapori diversi: la prima volta da adolescente, la CoppaItalia vinta con tre rigori contro come mai successo in una finale nella storia del calcio, e soprattutto una sera di dicembre dello scorso anno. Una telefonata e via, dopo mezz’ora con la morte nel cuore e la radio accesa a salutare per l’ultima volta una Donna che ha segnato la mia vita come pochissima altre. 

E che continua a essere un faro quando perdo la bussola.