Io non ho paura (di dire si, mi è scesa la lacrimuccia)
“Uno non è un grande allenatore quando fa muovere un giocatore secondo le proprie intenzioni, ma quando insegna ai giocatori a muoversi per conto loro. L’ideale assoluto, che come tale non è mai raggiungibile, viene nel momento in cui l’allenatore non ha più nulla da dire, perché i giocatori sanno già tutto quello che c’è da sapere.”
J. Velasco
Settimana dura e giornata di campionato tinta di serenità ma anche di emozioni forti.
Il tutto in mezzo a rilfessioni personali che, complice una stanchezza di lungo corso, mi inquadrano dentro contesti quotidiani dai quali mi sento ogni giorno più avulsa.
Andiamo con ordine.
Domenica scorsa abbiamo perso una partita ma anche l’occasione di dimostrare di voler cambiare davvero rotta, parole buttate a caso fra reazioni scomposte mi hanno fatto pensare nell’ordine: non so lavorare con loro, non sanno lavorare con me, non ci sappiamo divertire, non mi ascoltano perchè non ci credono, non vogliono cambiare il loro modo di giocare e di stare in campo. Insomma una bella sfilza di pensieri che come fattor comune iniziano con una negazione mi hanno portato alla scelta che credevo più giusta, ovvero quella di punire.
Azione – regole – reazione. Le regole, meglio se sono condivise, sono funzionali alla sopravvivenza di qualsiasi gruppo, a almeno così mi pare di ricordare 🙂
Poi mi chiedono di ripensarci e fare un patto, e io dico di si contro la mia natura, perchè realizzo che dietro a uno scazzo c’è un’insicurezza che è anche e soprattutto compito mio anticipare e cercare di rendere meno offensiva possibile finchè non si arriverà il giorno in cui la metteremo da parte. E magari non diventerà subito gentilezza, perchè ci vuole del tempo come per ogni costruzione: ma questo è il “tempo per seminare”, e sono sicura che arriverà il tempo “sognato che stiamo sognando”, per dirla alla Fossati.
E così ho visto di nuovo la mia squadra, quella che corre, fa le diagonali e pressa il pallone con la cattiveria giusta, a costo di eccedere nella foga.
Ho visto una squadra andare in vantaggio subito e ribadirlo con forza subito dopo.
Ho visto una squadra che corre ad abbracciare il suo mister, che fa tanto la dura e poi non riesce a contenre la lacrimuccia di commozione, quella che arriva direttamente dal cuore.
Ho visto tante cose su cui lavorare ma altrettante su cui ho lavorato questa e le scorse settimane.
Ora la sfida è la continuità, ma è una sfida che affronto con la carica che solo le emozioni vere sanno dare.
Posto anche la mia prima intervista sperando che l’umilità e il rispetto per l’avversario non vengano mai presi per scarsa convinzione e il solito (bellissimo) tabellino, nel quale c’è anche un nome nuovo (orgogiosamente).
PLAVAN ROBBIO – TORINO FUTSAL FEMMINILE 2-9 (0-5 p.t.)
PLAVAN ROBBIO: Calò, Pocorobba, Laddaga, Corsico, Moselli; Pettinari, Bertoldi, Luriani, Vergani, De Boita. All. Arisio.
TORINO: Anselmo, Marrari, Ferri, Losurdo, Ion; Gorrea, Antonazzo, Gioffrè, Forno, Franzero, Bisogno. All. Rango.
ARBITRI: De Matteis (Mestre), Buonocore (Castellammare di Stabia). CRONO: Luciano (Lornellina).
MARCATORI: 2′ 48” p.t. Ion (T), 4′ 10” Marrari (T), 5′ 29” Ion (T), 6′ 56” Losurdo (T), 16′ 18” Forno (T); 2′ 2” s.t. De Boita (P), 5′ 05”, 12′ 25”, 13′ 07” Ion (T), 15′ 25” Be Boita (P), 17′ 10” Losurdo (T).
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