Good night and good luck
ci vuole fiato per dirsi addio
(e se cito i Pooh è evidente che qualcosa non va)
Niente.
Non sono mai stata brava con gli addii, faccio proprio fatica a chiudere.
Detesto quando finisce un film.
Non capisco perchè le storie a un certo punto si logorano e si tradisce e ci si stufa e tutto il resto.
Parlando di grandi temi, non riesco ad accettare la morte, anzi mi fa proprio incazzare.
Credo che sia un limite come tanti: c’è chi non riesce a iniziare e chi non riesce a finire.
E così per la prima volta in 42 anni mi tocca girare le spalle a qualcosa che è in grado di rendermi felice – ma anche devastata – come poche altre senza dare spiegazione alcuna se non a me stessa.
E questa volta neppure il mio proverbiale senso del dovere potè nulla.
Raccolgo i miei errori ma decido di non accettare più gli orrori di chi, in assenza di valore, sputa su quello di chi se lo è costruito con fatica e con grande onestà intellettuale.
Ho passato mesi e settimane a cercare di comprendere e migliorare atteggiamenti sociali tattici e tecnici e ora ho deciso che è il caso di ritornare a pensare a quanto è bello -semplicemente- vivere il campo per tutto quello che è ovvero una rappresentazione della felicità del gioco di puerile memoria e della sfida pulita e diretta.
Se allenerò ancora prometto a me stessa di trarre insegnamento da questa esperienza, non smettendo mai neppure per un minuto di portare avanti quello in cui credo: un allenatore vero non prepara le partite ma prepara donne e giocatrici, offer strumenti e non regala soluzioni, fa parte di un gruppo il cui dna è simile al suo.
Ho perso tutto questo per strada ascoltando troppe voci. Non succederà più, così come non succederà più di sbagliare per troppo amore.
Non avrò bisogno di commiati e neppure di un grazie, semplicemente perchè verranno da se’.
Good night and good luck.
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